sabato 15 novembre 2008

Gli studenti tornano al voto

Momenti sicuramente caldi per la scuola e l'università.
La riforma dell'istruzione è abbastanza confusa. Non si capisce niente. E' veramente complicato capire cosa alla fine cambierà e cosa invece rimarrà uguale. Si parla di grembiule, di tagli, di maestri unici-prevalenti, e di ritorno al voto, dopo che per un periodo era stato sostituito col giudizio.
Oltre al normale voto viene reintrodotto anche il voto in condotta, che forse è cosa buona.

Il punto, secondo me, è che in ballo non c'è solo il voto agli studenti, ma, e forse soprattutto, anche il voto degli studenti.

Vorrei quindi fornire qualche dato per costruirne una discussione. Il post è corposo, ma credo che sia necessario per presentare il panorama elettorale e poter poi fornire una possibile chiave di lettura riguardo la discussione della riforma.

Nel 2006, dopo cinque anni con i governi Berlusconi II e III, i giovani (per giovani intendo chi vota alla Camera ma non al Senato, ovvero chi è tra i 18 anni e i 25) pendevano visibilmente a sinistra. Vediamo perché.

Al Senato Berlusconi prese 17.153.978 voti e Prodi 16.725.401, su un totale di 34.162.615 voti validi.
Alla Camera Berlusconi prese 18.977.843 voti e Prodi 19.002.598, su un tot di 38.153.343 voti validi.
[Al Senato, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige sono assenti per via del diverso sistema elettorale, alla Camera la sola Valle d’Aosta è assente]
Per paragonare i due risultati bisogna scorporare i voti del Trentino alla Camera, che sono 226.380 per Berlusconi e 397.348 per Prodi, su 640.911 voti validi.
Dopo lo scorporo, alla Camera Berlusconi prese 18.751.463 voti, Prodi 18.605.250, su un totale di 37.512.432.

Cominciamo una breve analisi. Assumiamo (almeno per semplicità), che chi abbia votato Berlusconi o Prodi alla Camera lo abbia fatto anche al Senato, e tralasciamo schede bianche, nulle e formazioni minori (e chiaramente assumiamo anche che non ci siano stati brogli).

Alla Camera hanno votato 3.349.817 persone in più, che presumibilmente sono i giovani tra i 18 e i 25 anni. Di questi, 1.879.062 hanno votato per Prodi, mentre 1.597.485 per Berlusconi. La percentuale è 47,69% per Berlusconi, e 56,09% per Prodi. Paragonando queste percentuali con quelle al Senato, rispettivamente 50,21% per Berlusconi e 48,96% per Prodi, appare chiarissimo come il voto giovane sia stato palesemente a favore di Prodi e a scapito di Berlusconi.
Si va da un vantaggio del 1,25% di Berlusconi al Senato, ad uno svantaggio, sempre per Berlusconi, addirittura del 8,4% nel voto giovane.
Quindi c’è stato uno spostamento, nei giovani, del 9,65% verso Prodi rispetto alla media nazionale degli over 25.
Motivi? Tanti, credo, e se ne può sicuramente discutere.

Ma prima facciamo una analoga analisi (purtroppo la stessa non è possibile per via del voto utile) dei risultati delle elezioni del 2008.
Senato: Berlusconi 15.507.548 con il 47,32%, Veltroni 12.456.444 con il 38,01%, voti validi 32.771.227.
Camera: Berlusconi 17.064.314 con il 46.81%, Veltroni 13.686.501 con il 37.55%, voti validi 36.452.286.
Giovani: 3.681.059 voti validi.
Berlusconi, alla Camera, ha preso 1.556.766 voti in più che al Senato, e Veltroni 1.230.057 in più alla Camera che al Senato.
Come accennato sopra, qui il discorso si fa più complicato per via del “voto utile”. Ovvero non si può assumere che le persone abbiano votato per lo stesso partito perché questo chiaramente non sarebbe vicino alla realtà, anzi è ovvio dai risultati che alla Camera, per via degli sbarramenti più bassi, i voti siano andati con più facilità alle formazioni minori, (infatti le rispettive percentuali sono scese rispetto al Senato).

Però, anche se non si può fare una analisi semplice come quella del 2006, si può comunque fare un controllo di consistenza.
La percentuale relativa è diminuita dal Senato alla Camera dello 1,01% per Berlusconi e dello stesso identivo 1,01% per Veltroni. Questo significa che anche il rapporto relativo tra le due coalizioni rimane pressoché invariato, infatti, calcolandolo, Berlusconi ha preso il 24,49% in più di Veltroni al Senato e il 24,66% in più alla Camera. Sembra quindi, a meno di qualche assurda coincidenza statistica, che:
non c’è stato quello spostamento dei giovani da Veltroni verso Berlusconi o viceversa (come invece accadde nel 2006 verso Prodi);
sembra infatti che i giovani si siano divisi piuttosto uniformemente, mantenendo equa la bilancia Berlusconi-Veltroni.
Questo non vuol dire, chiaramente, che i giovani non abbiano preferito Berlusconi, ma vuol dire semplicemente che i giovani che hanno deciso di votare una delle due coalizioni maggiori, sembrano essersi schierati per Berlusconi o per Veltroni con la stessa percentuale del resto della popolazione. In pratica l'effetto giovani è stato presente nel 2006, ma assente nel 2008.

Questo vuol dire che chi è al governo non viene penalizzato in genere e senza distinzione, ma che quando c’è stato Berlusconi, i giovani erano "più" contro di lui (o "più" a favore di Prodi) del resto della popolazione, mentre quando al governo c’è stato Prodi (anche se per meno tempo), i giovani si sono divisi più equamente tra Berlusconi e Veltroni, seguendo la divisione intrinseca nazionale. Secondo me questo deve far riflettere.

Lo scopo di tutta questa analisi è che, per un Governo, mostrare i denti ai giovani, non solo è sbagliato, ma è anche controproducente.

Sbagliato, perché a me piacerebbe vedere, da un Parlamento che almeno sulla carta ha una maggioranza così salda, non un pugno di ferro ma una discussione aperta; e aperta non (solo) all’opposizione, ma piuttosto al popolo tutto (e almeno agli studenti).
Affrontare un tema del genere in decreto legge, con una discussione parlamentare quasi assente, è umiliante per tutti, dagli studenti ai Parlamentari stessi, sempre più spogliati delle loro prerogative in favore di un Governo decisionista.
E mi sembra giusto domandarsi: perché non si è cominciato a dialogare prima del dl, magari nella televisione pubblica, su cosa sarebbe dovuto cambiare e come?
Perché non si sono ascoltati questi studenti, che magari una riforma la vogliono pure (ché mica sono burattini in mano alla politica, loro capiscono i limiti dell'attuale sistema), ma la vorrebbero capire e discutere invece di trovarsi un muro davanti?
Perché non si è fatto così e solo “dopo” non si è scritto il dl?

Controproducente, perché il trattare in questo modo rocambolesco e frettoloso scuola e ricerca, con questa mannaia dei tagli che non si capisce se c’è o non c’è, semina proprio quel panico e ansia che il Presidente del Consiglio a parole vorrebbe evitare. E questo genera malcontento che poi cresce e si paga elettoralmente, così come lo si è pagato nel 2006.
Perché infatti agire così, in quattro e quattrotto e con una strategia della fermezza (neanche fosse il caso Moro), con un decreto approvato al volo e con il ministro Gelmini che annunciava dal balcone: “Tra una settimana il provvedimento sull’università”? Questo genera solo, se mi permettete, le incazzature degli studenti, anche di quelli bravi. Di tutto si può parlare poi, ma che almeno si parli, non si stia lì solo a dettar legge.

Che poi a me questa riforma della scuola non sembra neanche completamente infondata o sbagliata per principio, ma, onestamente, vorrei capirla meglio; e quando si vede questa fretta e questa poca disponibilità a parlare di riforme di cui non si capisce neanche bene l’effetto, e l’unica cosa che appare invece chiara è la fermezza e la velocità del Governo, ti viene anche il dubbio che forse il Governo/Parlamento spera di far passare i tagli e chiudere la discussione in fretta e furia, ché tanto la settimana prossima si parlerà di qualcos’altro.
Magari di federalismo, legge elettorale o finanziaria.
E i giovani coveranno odio. Quando invece molti di loro vorrebbero costruire sul serio una scuola migliore.

Non sarebbe il caso che qualcuno sfrutti la voglia di cambiare e di discutere di questi giovani, che hanno di fronte a loro un panorama negativo e tristi prospettive sul futuro, e che di certo sono a conoscenza che l’Italia vada cambiata?

Per quanto riguarda invece la riforma dell'università, invece, sembra che la Gelmini abbia fatto un passo indietro (anche grazie a Napolitano, oltre che alla mole di protesta sollevatasi). Sembra che ora voglia dialogare. Bene. Anzi, speriamo bene.

Perché io, forse cinicamente, mi domando: lo sta facendo veramente perché ha capito che non si può fare una riforma nel proprio ufficio e presentarla come pacchetto preconfezionato, oppure lo sta facendo solo perché il Governo sta perdendo troppo in consensi?
Mi si potrebbe dire che non importa, che fa parte della politica, e che l'importante è che gli studenti siano ascolatati e che la riforma sia per loro e non per i politici che hanno bisogno di tagliare fondi spregiudicatamente.

Sarei anche d'accordo, ma non dimentichiamo il 2005 e la caduta di stile di cui è stata oggetto Daniela Santanche (vedi foto e qui) quando mostrò il dito medio agli studenti radunatisi a Montecitorio per protestare contro la riforma Moratti dell'università del governo Berlusconi III. Quella foto fece il giro di internet e fu appesa sulle bacheche di tutte le università italiane. Comunicò l'idea di come la Santanché si prendesse addirittura gioco degli studenti in protesta. E non importa poi molto se lei stesse rispondendo solo a qualche insulto o se stesse veramente prendendosi gioco degli studenti che si sentivano senza alcun potere, perché un personaggio pubblico non può permettersi di rispondere in questo modo. Infatti, a mio avviso, quel gesto contribuì a dare un simbolo ai giovani per votare contro Berlusconi.

Quindi la mia paura odierna è questa. Ovvero che intanto abbiano fatto passare la riforma della scuola (che quelli, i bambini, tanto votano tra un sacco di anni, specialmente quelli delle elementari), mentre per l'università mostrano di voler essere aperti ad un dialogo, anche se poi non è detto che la riforma sia veramente un riflesso dei problemi degli studenti.

Spero di sì, e spero che la riforma aiuti veramente questa università italiana spesso imparagonabile con le università del resto d'Europa e del mondo.

Ma mi domando: per arrivare alla situazione odierna, c'era bisogno di fare tutto questo impiastro? Di avere occupazioni, manifestazioni, scontri, polizia, proteste...

Non si poteva cominciare dal dialogo? Troppo semplice... da mondo civile.

domenica 9 novembre 2008

Una boccata d'aria fresca

Gli Stati Uniti hanno da poco raggiunto un risultato storico destinato a cambiare gli equilibri del pianeta, così come è appena cambiata la mappa rosso-blu dell'america (rossi e blu sono chiamati rispettivamente gli stati repubblicani e democratici, vedi le mappe su wikipedia).

Su Barack Obama si è detto e si dirà così tanto che mi sembra anche superfluo e ingenuo pensare di poter dire qualcosa di nuovo.
Ma sento di voler raccontare due momenti, uno di carattere personale ed uno di carattere generale, per poi concludere lanciando un messaggio.

Comincio quindi con una piccola storia. Questa storia non ha niente di importante, è una storia semplice ma piena di passione. Durante il giorno del voto americano, il 4 novembre, un amico ci scrive un sms che suonava più o meno così: "Ho appena votato. Erano passati circa due anni dall'ultima volta che avevo pianto. Vai Obama!" Obama aveva già vinto? No. E allora perché questa persona si commuoveva? Il motivo è semplice, anche la sola emozione di poter votare per un uomo del genere, che si è fatto portatore di un messaggio di tale rinnovamento, gli bastava per portarlo alle lacrime. Era contento anche solo di poter sperare, per un pugno di ore, che Obama sarebbe potuto essere il prossimo presidente degli Stati Uniti. Per fortuna le sue e le speranze della maggior parte degli americani non sono rimaste solo fantasmi, ma si sono concretizzate in una forte vittoria.

L'altra cosa su cui mi vorrei soffermare è il messaggio che Obama porta con sè e che spero arrivi chiaro anche in Italia. Non mi soffermerò sul pensiero di Obama, che è già costantemente ed estensivamente analizzato ovunque, quanto sul fatto che questo singolare Senatore nero sia riuscito a vincere nella terra del capitalismo parlando di dialogo e riforme, di equità sociale e di redistribuzione della ricchezza.
In un momento in cui in Europa sembra che la Sinistra non riesca a tenere il passo della Destra, tanto che si cominciava a pensare che attualmente fosse molto difficile vincere con quel tipo di argomenti, il risultato di Obama rimescola le carte. Ci dice che se si mandano i messaggi e le idee giuste, a Sinistra si può vincere senza stravolgere le basi (in tal proposito c'è una bella intervista a D'Alema sull'Unità del 7 novembre, vedi qui).

Chiudo con un messaggio di speranza. Che la Sinistra italiana si avvicini sempre di più agli Stati Uniti, che pur se talvolta pervasi di controsensi e di eccessi (come d'altronde lo è anche l'Italia) possono ancora darci, come durante queste elezioni presidenziali, incredibili lezioni di democrazia difficilmente immaginabile ai nostri occhi italiani, ancora troppo italiani.

Intanto, grazie Obama! Con il governo italiano che non ci fa dormire sonni tranquilli, una boccata d'aria fresca era quello che ci voleva.

martedì 29 aprile 2008

Apnea

Insomma diciamocelo chiaramente. Una sconfitta pressoché totale.

Un milione di motivi, forse pure troppi; tanto che alla fine non sarà neanche chiaro cosa avrà veramente pesato di più in questo macigno elettorale.

Due vincitori, in misura diversa: Berlusconi e la Lega Nord. Facciamo tre e aggiungiamo Veltroni.

Berlusconi (mal)governerà per altri cinque anni. Avremo altre piccole leggi ad personam e continueremo nella direzione culturale pessima che avevamo già intrapreso durante l'ultimo governo Berlusconi. Il precariato diventerà il sinonimo dell'Italia in Europa, tant'è che alla fine invece di adattare noi i salari al resto dell'Europa saranno gli altri paesi che pensaranno di essere fessi e cominceranno loro ad abbassarli.

La politica generale di Berlusconi diventerà comunque più sobria e seria di quanto ci abbia abituato finora, perché lui vorrà giocarsi la futura Presidenza della Repubblica e non potrà farlo se governa male come l'ultima volta.
Il più grosso ostacolo per questo risultato è la vittoria della Lega. Costringerà il Cavaliere a tanti, troppi compromessi, e a metà legislatura si avranno problemi. L'ennesimo orrore di una legge elettorale dove al Senato conta più chi ha meno senatori di chi ne ha di più.

Veltroni, nonostante le critiche ricevute, esce vincitore come leader del Partito Democratico. Le tensioni interne sono molte, e apparentemente c'è già chi vorrebbe mandarlo in pensione. Ma ora come ora, se Veltroni si ritirasse, il neonato Pd rischierebbe una involuzione incredibile. Mia opinione è che Veltroni porterà avanti il Partito Democratico durante questi anni, e se giocherà bene le sue carte durante le varie elezioni, si assicurerà la conferma a candidato premier nelle successive elezioni.

La Sinistra Arcobaleno è scomparsa. E si è portata via il comune di Roma, sostanzialmente disertando il secondo turno in lite con il Pd, scelleratamente considerato l'unico responsabile della disfatta elettorale. Disfatta che invece andrebbe analizzata più in profondità, dato che il voto utile (assente nelle amministrative, dove assente la disfatta però non è stata) non è stato il vero elemento penalizzatore.

Alemanno invece, pur prendendo i voti dell'UDC e di Storace (centomila in totale), supera a malapena il numero di voti che Rutelli ha preso al primo turno. E' Rutelli che ha perso, non Alemanno che ha vinto. I numeri parlano chiaro: Rutelli avrebbe avuto vita pressoché facile se tutti i partiti che lo supportavano avessero continuato la campagna con convinzione. Ed a nulla sarebbero servite le pressioni dei telegiornali di Mediaset-Berlusconi sulla sicurezza nelle ultime due settimane. Rutelli quindi, e forse meritatamente, è stato l'ultima vittima della crisi della Sinistra.

Come disse un fortunato vincitore, ma io lo dico alla romana: ora sarà 'n lavora' de'a Madonna.

Avremo un primo anno di analisi e ristrutturazione della Sinistra con il primo appuntamento e tentativo elettorale per le Europee, che speriamo cancellerà l'ennesima prolificazioni di piccoli ritorni ai partiti comunisti e che invece tiri fuori un partito di sinistra democratica europea serio e affidabile anche per gli appuntamenti italiani.
Elezioni europee dove probabilmente Berlusconi pareggerà con Veltroni se non addirittura perderà. E poi sarà il via delle amministrative, che culminerà tra quattro anni con le regionali, in cui il Pd farà il pieno e Berlusconi dovrà scegliere bene a cosa puntare per il futuro per evitare una sconfitta clamorosa in favore del Pd. Pd che ancora non ha sfondato al centro, sostanzialmente per la poca fiducia in un partito nuovo, ma che sarà destinato a farlo nel corso di questi anni di governo della destra.

La mia scommessa (che poi in realtà è la mia paura scaramantica) è: ci sarà una nuova legge elettorale di stampo proporzionale (forzata dall'incombere del referendum); il governo avrà almeno un rimpasto per liti interne; e Berlusconi potrebbe anche arrivare ad un certo punto, ovvero dopo le sconfitte nelle varie amministrative, a rompere con la Lega e provare l'accordo col Pd in un governo ponte, di grande coalizione o unità nazionale, che mandi avanti la baracca fino alle prossime elezioni; otterrà così le lodi di tanti per la responsabilità nazionale e la serietà politica, mentre in cambio avrà negoziato (più o meno segretamente) con il Pd l'appoggio per la Presidenza della Repubblica (permettetemi di buttare lì che D'Alema sarà la chiave a quel punto); così Berlusconi cercherà di evitare la disfatta e la scomparsa alle prossime elezioni dove sicuramente (e lo sa anche lui) perderà, non avendo più un debole Prodi come avversario, o un debolissimo Governo Prodi da incolpare.

E finalmente la Sinistra tornerà al governo. Magari più il Centro Sinistra. Ok, diciamo il Partito Democratico. Sperando realmente che questo non sarà in cambio di Berlusconi "Presidente".

E noi saremo qui. A tenere duro. Sperando di sopravvivere all'apnea.

sabato 12 aprile 2008

Vigilia

Siamo arrivati. Domenica e lunedì si vota. Lunedì notte sarà una lunga notte.

Le armi finali di Veltroni sono state la consegna a Bruno Vespa dei disegni di legge del Partito Democratico e le dichiarazioni video di appoggio da parte di personaggi internazionali, da Gordon Brown a Zapatero.

L'arma finale di Berlusconi è stata la proposta di abolizione progressiva dei bolli di auto e motorini.

Intanto segnalo il documento pubblicato da Marco Travaglio sui "candidati nei guai con la giustizia, suddivisi per liste: condannati in via definitiva, o in primo grado, o in appello (dibattimenti e patteggiamenti); indagati; rinviati a giudizio; salvati dalla prescrizione o miracolati da leggi vergogna e dalle varie forme di immunità e di insindacabilità parlamentare (compresi i dinieghi di autorizzazione all'uso delle intercettazioni telefoniche)" (vedi il suo blog).

Continuando leggiamo:
Guida la speciale classifica delle "quote marron", o dei "diversamente onesti", il Popolo della libertà (provvisoria) con 56 elementi; l'alleata Lega Nord segue a ruota con 9. Anche l'Udc è a quota 9. Il Pd ne ha 18. Il Partito socialista e la Sinistra Arcobaleno ne contano 3 per ciascuno, seguiti da La Destra con 2 e da Aborto No Grazie con 1.
Totale: 101.
L'unica lista con la fedina penale pulita è l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.

Il documento è scaricabile qui.

martedì 8 aprile 2008

La Semana Grande

Durante la settimana finale, in cui ci si gioca il tutto per tutto alla conquista dell'indeciso che alla fine ribalterà ogni sondaggio elettorale, può essere utile avere un minuto rivolto all'(auto)ironia.

Per evitare di prendersi troppo sul serio, ecco quindi una serie di più o meno simpatici (dipende dai gusti) filmati.
Alcuni di essi sono datati, ma pur sempre attuali.

Fantozzi impegnato nell'espressione del voto
http://it.youtube.com/watch?v=BHUNBqElgDg

Fantozzi studia l'odierna campagna elettorale
http://it.youtube.com/watch?v=HjP41JLXINs

Manifesti elettorali modificati geneticamente
http://it.youtube.com/watch?v=2JL5UiDJAdw

Albertone chiama l'onorevole
http://it.youtube.com/watch?v=z5kBcWN56VM

Votantonio
http://it.youtube.com/watch?v=54bY9OUo5tY

Totò: "Non votate per me"
http://it.youtube.com/watch?v=E1vpsaBO17Y

Verdone dalla Germania per votare
http://it.youtube.com/watch?v=ZdgxEamaxto

martedì 1 aprile 2008

Zapatero dove sei?

Ci avviciniamo sempre di più alla data delle votazioni, tutti si aspettano il colpo finale della campagna elettorale.

Berlusconi ci ha iniziato al colpo di coda, quindi è naturale aspettarsi qualcosa anche adesso.
La volta scorsa fu il caso dell'abbattimento dell'ICI. Anche se è oggettivamente difficile capire quanto realmente abbia poi pesato nel bilancio del voto, è senza dubbio un qualcosa di così tangibile per le persone, che si è portati a credere che un suo peso l'abbia avuto.

Stavolta però la partita è più complicata, il Partito Democratico ha fatto una campagna elettorale d'anticipo e Berlusconi è stato da più versanti percepito come in ritardo, all'inseguimento o addirittura confuso. Di sicuro è la prima volta che si vede esplicitamente un Berlusconi arrampicarsi sugli specchi, correggere i colpi e smentirsi continuamente al limite dell'imbarazzo dei propri alleati. E' la prima volta che le sue capacità mediatiche siano messe in secondo piano da un oppositore.
In questa campagna elettorale infatti il messaggio del Popolo della Libertà ai cittadini, a mio avviso, può essere riassunto in tre punti: il PD è il partito di Prodi, critiche al PD, nuovo patto con gli italiani. Ed esattamente in questo ordine, con la ripetizione a pappagallo del nome di Prodi in tutte le occasioni possibili. Una strategia che non mi colpisce affatto, e che non mi sembra neanche abbia fruttato molto.
Il caso della Sicilia ad esempio, in cui il Popolo della Libertà a Palermo non riempie neanche un cinema per il comizio di Fini (vedi qui), parla molto di più di tanti sondaggi.
Un cinema. Probabilmente riuscirei a riempirlo anche io con i miei parenti, amici e conoscenti.

Ma anche in questa chiara difficoltà, il PdL potrebbe comunque scagliare un colpo ben assestato per arginare la perdita di margine dal Pd. Ed il colpo ci deve essere, perché si comincia a respirare il rischio di perdere e di firmare così il più grande flop della vita di Berlusconi stesso.
Il che forse sarebbe anche un bene per la Destra, in grado di liberarsi del suo monarca e di riproporsi realmente riformista e liberale.
Ma noi sappiamo chi ci troviamo di fronte, e per questo io sono sicuro che il Cavaliere stia preparando la sua spada per l'affondo.

Ma cosa potrà essere questo colpo finale?

Sarà qualche promessa strabiliante o qualche rivelazione illuminante? O magari niente?
O magari sarà proprio l'uso della vicenda di Pizza e della Democrazia Cristiana? (vedi qui) Di sicuro quella di Amato e Pizza potrebbe essere un arma potente alla Berlusconi contro gli stalinisti, una grossa occasione per gridare al colpo di stato della Sinistra che vuole ritardare il voto. Ma è più probabile che tutta questa storia rientrerà, e se Berlusconi dovesse vincere non mi sorprenderebbe un incarico di governo a Pizza stesso.
Ma questa è troppo debole, l'arma deve essere diversa, visto che l'ennesimo attacco al Pd non avrebbe la stessa risonanza di una dichiarazione propositiva. Come ha detto Berlusconi, lo sapremo presto.

E mentre rimaniamo in attesa della mossa di Berlusconi, quale potrebbe essere l'arma di Veltroni?

Il Partito Democratico finora ha dettato legge mediatica in questa campagna elettorale, costringendo tutti ad adattarsi, cominciando con il correre da soli. E' quindi logico aspettarsi che non possano non aver pianificato una strategia finale.
Una possibilità potrebbe essere quella di presentare un pacchetto di disegni di legge per i principali punti del programma del Partito Democratico. Una cosa mai vista prima d'ora, ma già in parte annunciata, e che permetterebbe a Veltroni di giocare qualche slogan del tipo:
"Le riforme sono qui, a portata di mano, già presentate in Parlamento. Le potete vedere, leggere, toccare. Votate Pd e diventeranno realtà. E l'Italia cambierà".
Più vicino alle elezioni questo avvenisse più sarebbe difficile anche per i commentatori giudicare (in tempo e prima del voto) se le leggi fossero effettivamente risolutive, soprattutto perché non ci si aspetta la perfezione dai disegni di legge, che dovranno comunque successivamente essere discussi in Parlamento.
Ma sarebbe un colpo duro, di sicuro impatto, specialmente per il mondo industriale e produttivo che guarda con interesse ma ancora con sospetto al Partito Democratico.

Un'altra possibilità potrebbe essere il timido augurio di vittoria riportato dal Ministro del Lavoro spagnolo Caldera (vedi qui): "Caro Walter, hai l'appoggio di Zapatero e degli spagnoli, la Spagna (...) guarda con speranza all'Italia e al Partito democratico. (...) Crediamo nel progetto del Partito democratico''.
Insomma, un appoggio di grande risonanza, che però non è stato enfatizzato fino alla nausea come ci si sarebbe potuto aspettare.
Potrebbe essere per sobrietà e serietà, oppure potrebbe esserci di più.
Veltroni il mese scorso ha dichiarato esplicitamente che si augurava la vittoria di Zapatero, mentre quest'ultimo l'ha mandato a dire. Non so, magari è una esagerazione dietrologica, ma io non vedo impossibile l'eventualità che questa dichiarazione possa essere stata una occasione per sondare il tipo di reazione di Berlusconi, e che in realtà si stia preparando un intervento congiunto Veltroni-Zapatero che potrebbe lasciare il segno.
Certo sarebbe una cosa da alcuni punti di vista anche inopportuna; i paesi stranieri dovrebbero rimanere fuori dalla campagna elettorale dove, un conto è una dichiarazione o un augurio, un altro sarebbe un comizio.
Ma le timide reazioni dell'opposizione potrebbero tradire che le Destre siano veramente spaventate dalla figura di Zapatero, l'uomo di Sinistra capace di risollevare la Spagna, al punto di rinunciare anche alla critica pur di non far rimbalzare la notizia su giornali e telegiornali e trasformare la critica stessa in un boomerang.

Di sicuro il gioco si fa interessante.


Aggiornamento 11/4/08.

Berlusconi ha annunciato l'11 aprile a Matrix di voler progressivamente eliminare il bollo per le auto e i motorini.

Veltroni ha presentato i disegni di legge del Partito Democratico a Porta a Porta del 10 aprile.

Zapatero ha inviato un messaggio video di appoggio a Veltroni che è stato mostrato durante il comizio finale del Partito Democratico del 11 aprile a Piazza del Popolo a Roma. Vedi il video di Zapatero qui.

sabato 29 marzo 2008

Ipse dixit - L'onnipotenza del Cavaliere

"Adesso che sono in campo io, questa cosa si fa".

25 marzo 2008, qui: "Comincio ad operare perché l'operazione Alitalia possa riuscire e in previsione di avere la responsabilità di Governo sono sicuro che arriveremo ad un risultato positivo: adesso che sono in campo io, questa cosa si fa".

26 marzo 2008, qui: "La cordata italiana non e' qualcosa di campato in aria, oggi ci sono alcuni nomi di imprenditori importanti che non faccio per ragioni di riservatezza, ma che tra qualche giorno verranno conosciuti da tutti perché faranno certamente una loro offerta impegnativa".

27 marzo 2008, qui: "Sicuramente si farà avanti un gruppo di imprenditori italiani, che chiederanno del tempo per conoscere i conti di Alitalia e presentare poi una nuova offerta impegnativa".

28 marzo 2008, qui: "Penso che questo governo non potrà concludere entro il 13 aprile" la trattativa con Air France. "Per questo dopo il 13 aprile lancerò un nuovo appello a tutti gli imprenditori italiani e voglio vedere chi si sottrarrà a questo impegno".

29 marzo 2008, qui:
La cordata italiana per Alitalia esiste ma si formerà una volta chiusa la trattativa con Air France. Silvio Berlusconi ribadisce ai giornalisti che ci sono imprenditori disposti ad acquisire la compagnia aerea. "Ho avuto decine di telefonate di colleghi di Confindustria disponibili a partecipare al capitale Alitalia ma io non c'entro più niente - aggiunge - la palla passa agli industriali italiani".



Leggiamo una frase interessante di Casini che si riferisce alle dichiarazioni sulle pensioni di Berlusconi...

15 marzo 2008, qui: Sul fronte pensionistico sarà necessario tornare alla riforma Maroni, "anche se, secondo me, nemmeno quel sistema era sufficiente". Il governo Prodi "ha squilibrato l'intero sistema pensionistico". Ora dunque sarà necessario assumere decisioni che "non saranno accettate pacificamente da tutti i cittadini".

16 marzo 2008, qui: A far discutere sono le dichiarazioni del candidato premier del Pdl, Silvio Berlusconi, che da Cernobbio aveva annunciato di voler cambiare la riforma delle pensioni per tornare alla ‘Maroni’. Oggi il dietrofront del Cavaliere dopo le aspre polemiche dei sindacati. “Non l’ho mai detto – ha chiarito il Cavaliere - è la solita strumentalizzazione frutto del tradizionale vizio stalinista”.

17 marzo 2008, Casini, qui:
"Non c'è annuncio di Berlusconi che il giorno dopo non venga smentito. Non dagli altri, ma da Berlusconi stesso, è lui che smentisce il Berlusconi del giorno prima".
"Naturalmente, sono sempre i giornalisti che capiscono male... se questa è la premessa di un buon governo, auguri" (vedi il video qui).




Ma insomma, la cordata si fa o non si fa?
Rileggiamo:
"Adesso che sono in campo io, questa cosa si fa".
"Ci sono alcuni nomi di imprenditori importanti che non faccio per ragioni di riservatezza".
"Sicuramente si farà avanti un gruppo di imprenditori italiani".
"Dopo il 13 aprile lancerò un nuovo appello".
"Io non c'entro più niente, la palla passa agli industriali italiani".

E se si fa, quando si fa?
Rileggiamo ancora:
"Adesso che sono in campo io, questa cosa si fa".
"La cordata italiana non e' qualcosa di campato in aria, oggi ci sono alcuni nomi di imprenditori importanti che non faccio per ragioni di riservatezza, ma che tra qualche giorno verranno conosciuti da tutti perché faranno certamente una loro offerta impegnativa".
"Sicuramente si farà avanti un gruppo di imprenditori italiani, che chiederanno del tempo per conoscere i conti di Alitalia e presentare poi una nuova offerta impegnativa".
"Dopo il 13 aprile lancerò un nuovo appello a tutti gli imprenditori italiani e voglio vedere chi si sottrarrà a questo impegno".
"Io non c'entro più niente, la palla passa agli industriali italiani".

Se questa è la premessa di un buon governo, auguri.

L'onnipotenza del Cavaliere.


sabato 15 marzo 2008

I Viaggiatori di Fiducia

Per analizzare come la scelta di togliere la fiducia al Governo Prodi sia stata solamente ed innocentemente dovuta a divergenze con il Governo e non a motivi puramente politici (magari di compravendita senatori), presento la lista di quelli che io chiamo i viaggiatori (voltagabbana è inflazionato): politici che viaggiano da una parte all'altra (dell'aula del Senato) come quando un viaggiatore decide di andare in vacanza un anno ad est, l'anno dopo ad ovest. A loro piace cambiare aria. O meglio non aria, sempre nella stessa Sala sono, cambiano solo Poltrona.

La lista che segue è quella dei sei Senatori che hanno votato la Fiducia al Governo Prodi, subito dopo le elezioni, il 19 maggio 2006, per poi toglierla il 24 gennaio 2008:
Tommaso Barbato, Sergio De Gregorio, Lamberto Dini, Domenico Fisichella, Clemente Mastella, Franco Turigliatto.

L'elenco completo dei voti nominali delle due fiducie è sul sito del Senato, raggiungibili rispettivamente qui e qui.

Andiamo per ordine.

Franco Turigliatto, si sa, tolse la fiducia a gennaio 2007 per le questioni militiari in materia di missioni all'estero, dichiarando che doveva rimanere fedele ai propri ideali nonostante le indicazioni di voto del suo partito di appartenenza (da cui è stato espulso per cinque anni). Non condivido nulla della sua scelta, ma almeno si presenta da solo alle elezioni politiche e tutto quello che ha fatto è alla luce del giorno.

Tommaso Barbato, eletto con l'Udeur di Mastella (e che ricordiamo per gli insulti nei confronti del senatore Cusumano che aveva deciso di non togliere la fiducia a Prodi, vedi qui) è ora il candidato numero 2 al Senato in Campania nella lista del Movimento per le autonomie (in coalizione con il Popolo della libertà).

Sergio De Gregorio, eletto con l'Italia dei Valori (indimenticabile il commento ironico di D'Alema: "Forse aveva altri valori"), è ora il candidato numero 7 del Popolo della libertà al Senato in Campania. Vale la pena menzionare il fatto che De Gregorio è indagato per corruzione (il reato imputato riguarda il finanziamento del movimento Italiani nel Mondo da parte di Forza Italia in cambio del passaggio all'opposizione, vedi qui o qui. L'indagine originale riguarda l'accusa a Barbato di riciclaggio e favoreggiamento alla camorra, vedi qui, ed è partita a giugno 2007; Barbato passa all'opposizione subito dopo l'estate, a settembre 2007... non so proprio perché, ma questa storia mi fa venire in mente Mastella).

Lamberto Dini, dopo aver lentamente cominciato a rompere con l'Unione nella seconda metà del 2007, pur continuando a votare la Fiducia fino alla fine dell'anno con la Finanziaria, nel 2008 toglie la fiducia al governo Prodi. Ora è il candidato numero 3 per il Popolo della libertà al Senato in Campania.

Domenico Fisichella, sempre eletto in passato nelle coalizioni di Berlusconi, nel 2006 si era candidato ed era stato eletto con l'Unione, ma evidentemente dopo la finanziaria 2008 ha deciso di tornare alle origini (dalla parte di Berlusconi), votando contro la fiducia al governo Prodi.

Giuseppe Scalera, eletto con l'Ulivo, pur non avendo ufficialmente votato contro la fiducia, si è astenuto (che al Senato conta come un voto negativo per via del quorum); è oggi candidato alla Camera in Campania 1 con il Popolo della libertà.

Di Mastella è meglio occuparsene un'altra volta, ché merita molta più attenzione di questi altri illustri signori.
Va bene, non resisto, non posso saltare del tutto Mastella; ma non dico niente, faccio solo parlare lui.
Da qui (un mese dopo la caduta del governo): "Sconfitto prima ancora di essere probabilmente sconfitto sul campo, rinuncio a candidarmi"...
...a qui (sei settimane dopo la caduta del governo): "Oggi come oggi, prima di far cadere il governo Prodi, ci penserei sopra due volte, anzi dieci, probabilmente. (...) La cosa davvero ingiusta è che, al momento della compilazione delle liste, sono stato trattato come una sorta di appestato, mentre Dini e Scalera si sono candidati con il Popolo della Libertà" (intervista disponibile anche in video qui).

Ah beh, quella sì che è la cosa davvero ingiusta!
Se il Pdl avesse candidato anche lui invece tutto sarebbe stato più giusto! Eh, la logica...

Non aggiungo altri commenti. Ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni.

Comunque, che dire, la Campania colleziona, tristemente, il meglio del meglio!
Che il Pdl di Berlusconi speri che i Campani, nel guardare queste liste, siano confusi e pensino che la puzza di marcio arrivi dai rifiuti anziché dai politici candidati?
In ogni caso, poveri Campani...

E poveri noi se il Popolo delle libertà dovesse vincere.


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P.S.
Per amor di onestà e completezza, è giusto menzionare anche il fatto che c'è stato un senatore, Marco Follini, che durante la legislatura è invece passato dall'opposizione (UDC) alla maggioranza (Ulivo), e che oggi è candidato nel Pd. La sua posizione però, è più simile a quella di Turigliatto che a quella degli altri viaggiatori sopra menzionati. Infatti Follini rompe con l'UDC per forti divergenze di opinioni a soli cinque mesi dalla nascita del Governo Prodi, per entrare nel gruppo misto come indipendente, e per poi entrare ufficialmente nell'Ulivo nel giugno 2007, molto prima della crisi di governo, prendendo parte alla fondazione del Pd.

lunedì 10 marzo 2008

Ipse dixit - Il potere logora la logica - Enrico Mentana

Dalla delibera dell'Agenzia delle telecomunicazioni del 4 marzo sulla Par Condicio (per il testo intero vedi qui):
-gli spazi che ciascuna emittente televisiva o radiofonica nazionale privata dedica alla comunicazione politica (...) sono ripartiti con criterio paritario tra tutti i soggetti concorrenti;
-il principio delle pari opportunità tra gli aventi diritto può essere realizzato, oltre che nell’ambito della medesima trasmissione, anche nell’ambito di un ciclo di più trasmissioni, purché ciascuna di queste abbia analoghe opportunità di ascolto;
-in ogni caso la ripartizione degli spazi nelle trasmissioni di comunicazione politica nei confronti dei soggetti politici aventi diritto deve essere effettuata su base settimanale, garantendo l’applicazione dei principi di equità e di parità di trattamento nell’ambito di ciascun periodo di due settimane di programmazione.

Decisione dell'AgCom (da qui):
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con le delibera 43 e 44 della commissione Servizi e Prodotti del 5 marzo 2008, ha condannato Rai e Mediaset per aver violato l’articolo 5 della legge 28/2000 (par condicio) [per la legge vedi qui; per l'articolo 5 vedi in fondo]. In particolare, l’AgCom ha accolto un esposto dei Radicali che hanno lamentano di essere stati esclusi da Porta a Porta e Matrix in tutte le puntate andate in onda in questa prima fase della campagna elettorale (tra il 6 febbraio e il 10 marzo). Per questo il presidente Corrado Calabrò ha ordinato - entro il termine ultimo per la presentazione delle candidature (lunedì 10 marzo) - la partecipazione di esponenti della Rosa nel Pugno nella prima trasmissione utile dei programmi di Bruno Vespa ed Enrico Mentana, “ovvero in una trasmissione informativa che abbia analoghe opportunità di ascolto al fine di assicurare la parità di trattamento e la più ampia equilibrata presenza e possibilità di espressione sui temi della competizione elettorale”. Il risarcimento spetta dunque alla Rosa nel Pugno, e quindi sia ai socialisti di Boselli sia ai radicali di Pannella. Il leader del Partito Socialista sarà ospite del “salotto Buono” questa sera e l’invito era già partito in tempi non sospetti. Per quanto riguarda i Radicali, invece, saranno ospiti di Porta a Porta giovedì 13 marzo. Tutto tace, invece, a Matrix con il programma di Mentana che con quello di oggi colleziona il secondo richiamo ufficiale a invitare i Radicali.

Dichiarazione di Mentana del 6 marzo (vedi qui):
"Faccio un programma giornalistico non farmaceutico non controllo il dosaggio degli ospiti col bilancino. Leggeremo quanto deliberato da Agcom, dopodiché Mediaset si regolerà di conseguenza. Ma non mi faccio imporre da nessuno chi invitare".

Rileggiamo:
-gli spazi che ciascuna emittente televisiva o radiofonica nazionale privata dedica alla comunicazione politica ... sono ripartiti con criterio paritario tra tutti i soggetti concorrenti.

Mentana: "non mi faccio imporre da nessuno chi invitare."

Rileggiamo ancora:
in ogni caso la ripartizione degli spazi nelle trasmissioni di comunicazione politica nei confronti dei soggetti politici aventi diritto deve essere effettuata (...) garantendo l’applicazione dei principi di equità e di parità.

Mentana: "non controllo il dosaggio degli ospiti col bilancino. Non mi faccio imporre da nessuno chi invitare."

Rileggiamo ancora la legge 28/2000, articolo 5, comma 3:
(...) i conduttori sono (...) tenuti ad un comportamento corretto ed imparziale nella gestione del programma, così da non esercitare, anche in forma surrettizia, influenza sulle libere scelte degli elettori.

Mentana: "Faccio un programma giornalistico non farmaceutico non controllo il dosaggio degli ospiti col bilancino. Non mi faccio imporre da nessuno chi invitare."

Il potere logora la logica.

mercoledì 5 marzo 2008

Gli obiettivi di Bertinotti

In questi giorni la campagna elettorale sta cominciando ad assumere toni grotteschi: trasmissioni interpretano la par condicio liberamente e diversamente da altre, politici lasciano gli studi televisivi, altri politici urlano, altri ancora fanno cinema strappando i programmi elettorali altrui (per di più dopo aver dichiarato per due settimane che sono copiati dal proprio).

In questo amaro panorama, ad essere onesti, sono pochi i soggetti politici che si distinguono, e, purtroppo, la Sinistra Arcobaleno non mi sembra tra questi.

Vengo al punto, sinceramente non capisco dove Bertinotti voglia andare a parare con una tale campagna elettorale.

Il Partito Democratico, con la scelta di correre da solo, aveva creato una grande opportunità per la Sinistra, la possibilità di creare un nuovo ispirato partito di Sinistra, un partito propositivo, interessato al governo del paese, interessato alle riforme. Finalmente un nuovo partito che potesse essere di Sinistra senza essere stigmatizzato come estremista o comunista, un partito che potesse veramente governare, magari assieme al Partito Democratico, per riportare l'Italia ai livelli degli altri paesi dell'Europa occidentale, e magari anche superarne alcuni.

Ma la campagna elettorale finora adottata dalla Sinistra Arcobaleno mi lascia inquietantemente perplesso.
Non c'è nessuna delle novità che mi sarei aspettato da un nuovo ed elegante partito di Sinistra, non c'è innovazione, non c'è un diverso modo di parlare alla gente.
Chiaramente la strategia elettorale soffriva di un naturale ritardo rispetto al Partito Democratico, poiché la fase costituente della Sinistra Arcobaleno non era ancora completata al momento della caduta del Governo Prodi. Ma al momento della pubblicazione del programma mi aspettavo finalmente qualcosa di nuovo.
Invece, finora, a me appaiono solamente due i piloni portanti della campagna elettorale.
Parlar male del Partito Democratico e riproporre i temi di un diversamente caratterizzato comunismo. E, purtroppo, esattamente in questo ordine: primo, parlar male del PD, secondo parlare del proprio programma.

Sia ben chiaro che Bertinotti è uno dei politici che stimo di più in assoluto, pur non condividendone spesso le idee. Ma in un momento come questo, in cui c'era la possibilità di creare questa nuova forza di Sinistra, io mi sarei aspettato uno slancio innovativo, non una identificazione Bertinotti-Sinistra Arcobaleno. La sua figura è sicuramente la più carismatica nelle fila della SA, ma sembra che invece di creare un nuovo partito, si sia riproposto il partito di Rifondazione Comunista dell'epoca pre-Ulivo-Unione più un po' di nuove acquisizioni (alcune delle quali non so se esserne così fiero).

Mi dispiace, ma non credo che l'Italia avesse bisogno di una nuova Rifondazione, credo che l'Italia avesse bisogno di un nuovo partito chiaramente schierato a Sinistra, laico ed eticamente deciso, ma con un distacco rispetto alle politiche estremiste di alcuni degli esponenti delle vecchie formazioni. Chiaramente gli ancora più estremisti non mancano mai, tant'è che Turigliatto è lì candidato con il proprio partito (un partito che non so neanche che senso abbia di esistere viste le soglie di sbarramento alla Camera e Senato, ma questo è un discorso diverso), però non mi sembrava proprio questo il momento in cui, non solo non ci si innova, ma anzi si rimarcano tutte le posizioni estremiste che negli anni si erano dimostrate perdenti dal punto di vista politico ed elettorale (certamente perdente non è sinonimo di sbagliato, ma se mai si vorrà dare un contributo propositivo prima o poi si dovrà pensare anche ad una strategia vincente).

In un momento in cui c'è una guerra nell'uso degli slogan la vera novità siamo noi o il voto veramente utile è a noi, c'è veramente bisogno di sostanza dietro alle parole.

Lo slancio che ha avuto il Partito Democratico dall'inizio della campagna elettorale è interamente dovuto al progetto di innovazione percepito dalla gente (che è poi anche il tema che il Popolo delle Libertà cerca in tutti i modi di ostacolare dicendo il PD è sinonimo di Governo Prodi, come se gli elettori non capissero o non abbiano visto che tutti i problemi e le crisi del Governo Prodi non sono arrivate dai costituenti del Partito Democratico, ma dagli altri partiti, dai vai Dini, Mastella, Turigliatto, Pallaro etc.).

Invece Bertinotti, pur sostenendo che la Sinistra Arcobaleno è la vera novità, si perde in dichiarazioni appartenenti al secolo scorso. Non si percepisce affatto la novità. La sua comunicazione è inefficace.

Ora è chiaro che questa legge elettorale penalizza la pluralità, e sono in parte d'accordo quando Bertinotti parla della legge elettorale in termini di "insopportabilità del voto utile" (Porta a Porta, 3 Marzo), ma, come si dice, la legge è legge, è non è colpa di nessuno (se non di chi l'ha scritta e votata, Calderoli e governo Berlusconi III) se premia il partito con più voti.

Per quanto Bertinotti, Casini, Santanchè, Boselli e tutti gli altri possano lamentarsi, non c'è alcun dubbio che alla Camera dei Deputati il 55% dei seggi andranno al Partito Democratico o al Popolo della Libertà, ed è quindi assolutamente ovvio che chiunque vada a votare alla Camera debba anche fare una valutazione di carattere generale e non solo di fede politica. Per questo addirittura Margherita Hack, nota astrofisica da sempre vicina alla Sinistra, ha dichiarato che, pur tappandosi il naso perché Veltroni non è abbastanza a Sinistra per i suoi gusti, voterà ad una delle Camere per il Partito Democratico, "per avere la sicurezza di avere la meglio sul centro-destra" (vedi qui).
Lo stesso Bertinotti ha dichiarato che la Sinistra Arcobaleno pensa di poter essere determinante in un discorso di maggioranza "non alla Camera, ma probabilmente al Senato" (Porta a Porta, 3 Marzo).

Passi il discorso sul voto utile, si potrebbe dire, che è un discorso politicamente comprensibile visto che sarebbe un suicidio elettorale chiedere di votare per un altro partito ad un mese di distanza dalle elezioni. Ma a volte i toni si accendono troppo, rischiando di creare un implosione generale da cui potrebbe emergere una larga vittoria del Popolo delle Libertà.

Infatti se si apre qualsiasi pagina di giornale o un sito di una delle agenzie di stampa, non si può non stupirsi di quante dichiarazioni di critica la Sinistra Arcobaleno faccia nei confronti del Partito Democratico.
E' quasi grottesco, la Sinistra Arcobaleno critica più Veltroni che Berlusconi.

Sono quasi assenti le critiche al resto delle formazioni, l'interesse è centralizzato contro il Partito Democratico, una strategia sinceramente inquietante visto che l'unica possibilità che la Sinistra Arcobaleno ha di contare qualcosa nel prossimo governo è con il Partito Democratico vincente le elezioni.
A meno che non si punti solamente ad occupare il maggior numero di poltrone possibili, per avere potere politico ma abituandosi fin da ora ad una posizione di opposizione al futuro governo Berlusconi IV. Ed in questo le parole dello stesso Bertinotti non sono di certo incoraggianti: "Ci candidiamo all'opposizione con un programma alternativo" (Porta a Porta, 3 Marzo).

Ma quello che mi domando è se veramente gli elettori di Sinistra devono essere destinati ad una perenne e quasi inutile opposizione estremista quando è invece il momento di essere importanti nelle decisioni sul futuro e sulle riforme del paese.
Si vuole veramente stare all'opposizione con Berlusconi al governo?

Parlavo del programma, un programma che nella comunicazione alla gente non ha nulla di innovativo. Siamo di fronte ad un Partito Democratico che prospetta un periodo di grandi riforme per tutta l'Italia, un tema che fa molta presa data la gravosa economia del paese che coinvolge lavoratori dipendenti come imprese private.

Mentre da Bertinotti si sente ancora parlare di lotta di classe, di padroni, di capitalismo.

Un programma di governo dichiaratamente di parte, dalla parte dei lavoratori dipendenti. Come se un partito che punti ad andare al governo possa ignorare del tutto l'economia che mantiene il posto di lavoro di tutti questi lavoratori dipendenti.

La Sinistra è di parte perché è di Sinistra, in contrapposizione ad una Destra, non perché è solo dalla parte dei dipendenti. Sinistra non è sinonimo di lavoratore dipendente, è qualcosa di più.

Io non credo affatto che la Sinistra si debba occupare solo dei lavoratori dipendenti, credo decisamente, invece, che la Sinistra sia qualcosa di superiore, di più astratto, che riguarda i diritti e le libertà fondamentali di tutti i cittadini, con un attenzione chiara per i più deboli, ma non contro la classe degli imprenditori o più in generale dei lavoratori non dipendenti, come se non fossero persone degne di diritti e libertà anche loro, ma solo il male dell'Italia.

Se io apro un negozio e assumo un commesso non sono più di Sinistra? Se apro uno studio medico privato o assumo delle persone non sono più un soggetto da difendere per questa Sinistra Arcobaleno? Divento automaticamente un padrone o un soggetto cattivo e da stigmatizzare? E tutto questo solo perché non ho una busta paga da lavoratore dipendente ma una partita i.v.a.?

Io non sono un esaltato sostenitore del ma anche Veltroniano, ma, mi dispiace, mi sento un po' amareggiato dalla campagna elettorale della Sinistra Arcobaleno; c'era finalmente l'opportunità di avere un partito di Sinistra per tutti i cittadini, uno che governa e difende anche chi non l'ha votato. Ed invece ci ritroviamo di fronte ad un vecchio partito. Con un nome nuovo, ma poche idee nuove.

Pronuncio queste parole con autentica amarezza, perché sul serio avevo sperato in un partito di Sinistra finalmente nuovo e non più schiavo dei passati luoghi comuni, che allora hanno avuto un ruolo importante ed un senso compiuto, ma che ora devono lasciare spazio ad una nuova generazione di idee e di relazioni tra le parti.

Chiudo con la speranza che in quest'ultimo mese la Sinistra riesca a trovare un migliore equilibrio tra critiche e programma, e una collocazione meno uomo-partito è più idee-innovazione per una nuova ispirata Sinistra Italiana.
Per il bene di tutti.

domenica 2 marzo 2008

Il voto utile, per chi?

Sentiamo spesso parlare di voto utile, ma la stranezza di questa legge elettorale non permette di capire intuitivamente cosa possa succedere alle maggioranze di Camera e Senato a seconda dei possibili risultati elettorali. La mia idea si è formata, quindi, andando a analizzare i possibili scenari e le possibili conseguenze, che almeno a me, inizialmente non erano affatto chiari né intuitivi.

E' interessante notare come in una battaglia di comunicazione la parola utile sia stata usata un po' da tutte le parti politiche.

Seguendo le mie idee politiche ho solo quattro possibilità di voto (Camera-Senato):
PD-PD, PD-SA, SA-PD, SA-SA.

Dopo lunga riflessione mi sono convinto che il voto utile per il PD è PD-PD (cosa magari ovvia, quel che non è ovvio è il resto), ma che il voto utile per SA non è SA-SA, bensì PD-SA o addirittura, in alcuni casi, PD-PD (come votare Partito Democratico in entrambe le camere sia utile per la Sinistra Arcobaleno è magari strano, ma ha un senso chiaro che spiegherò). Votare SA-SA infatti è nella maggior parte dei casi solo un voto utile per il PdL.

Sappiamo tutti che questa legge elettorale, denominata porcellum (perché fu definita una porcata dall'allora Ministro per le riforme Calderoli, che ne firmò la stesura definitiva, vedi qui) può produrre risultati strani al Senato a seconda della distribuzione dei voti sul territorio.

E' chiaro che al parlamento vince chi prende più voti, per via del premio di maggioranza (non mi è chiaro ancora perché la Valle d'Aosta non conta per l'assegnazione del suddetto premio), ma al Senato tutto è incredibilmente più complicato. Il premio di maggioranza è su base regionale, e ogni regione ha un peso diverso nel numero dei senatori.

In sostanza (la mia idea è di postare una proiezione di cosa succederebbe ora alla Camera e Senato se tutti votassero come nell'ultima tornata elettorale, ma con le nuove formazioni) votare Sinistra Arcobaleno alla Camera è senza speranza nella vittoria, e questo è chiaro a tutti. Quindi se non si può vincere, l'unico obiettivo sarebbe quello di ottenere il maggior numero di deputati. Ma a cosa mai servirebbero quei deputati se al governo ci fosse il PdL? Oppure, anche, a cosa servirebbero quei deputati se al governo ci fosse il PD da solo?

Al Senato invece, come tutti abbiamo drammaticamente osservato negli ultimi due anni, anche l'avere un senatore può potenzialmente essere determinante per la fiducia di governo. Ed è qui che il PD può secondo me lavorare con la SA, perché la ricerca della maggioranza al Senato potrebbe permettere alla SA di far parte del governo.

Ma tutto deve partire da una vittoria del PD alla camera. Altrimenti tutti i deputati e senatori di SA sarebbero comunque all'opposizione, e non avrebbero molto peso in una definizione di una nuova legge elettorale, dove probabilmente basterebbero i voti di PD e PdL per le riforme costituzionali (forse addirittura senza il dover ricorrere al referendum confermativo).

Spiegate in maniera stringata le mie ragioni sul perché il vero voto utile per entrambi PD e SA è votare PD alla Camera, vorrei dedicare alcune righe sul perché in alcuni casi votare PD al Senato potrebbe essere anche il voto utile per la SA.
In pratica basta considerare che ogni regione ha più o meno lo stesso sistema di premio di maggioranza della Camera, ma tutto è su base regionale, anche gli sbarramenti. Gli sbarramenti però sono diversi e nei fatti più difficili da raggiungere. Per i singoli partiti lo sbarramento è l'8%.
Ora è chiaro che ci sono alcune regioni in cui i voti di PD+SA non raggiungerebbero mai il premio di maggioranza, ed è proprio in queste regioni il caso di votare SA per sfruttare il carattere proporzionale di assegnazione dei seggi e quindi dei senatori.
Ed è possibile anche il caso di altre regioni in cui comunque il PD vincerebbe il premio di maggioranza da solo, senza i voti di SA. Anche in questo caso, votare SA permetterebbe di ottenere senatori in proporzione ai voti ottenuti. Così SA si potrebbe assicurare un certo numero di senatori senza per questo favorire il PdL.
Ma ci sono due casi anomali per via di questa legge. Il primo è una regione in cui neanche nei più rosei sondaggi SA prenderebbe l'8% ma PD potrebbe vincere il premio di maggioranza con un po' di aiuto da parte di SA. In tali regioni, senza l'8%, SA comunque non avrebbe senatori, ed i voti sono automaticamente cestinati; ma un voto utile per SA in quella specifica regione può anche essere quello di votare PD, per far vincere al PD il premio di maggioranza e far valere al massimo i senatori SA presi nelle altre regioni.
Il secondo caso è quello in cui SA può raggiungere l'8%, ma il PD da solo non si assegnerebbe il premio di maggioranza. Questo è il caso analogo alla situazione della Camera dei Deputati. Anche qui il votare PD permetterebbe di evitare il premio di maggioranza alla PdL e massimizzare l'importanza dei senatori SA presi nei primi due tipi di regioni (non dimenticando che se il PdL ha la maggioranza alla Camera ma non al Senato, cercherà di accordasi con la Rosa Bianca o al limite con il PD in un contesto di larghe intese, ma mai con SA, che rimarrà un opposizione ineffettiva nelle riforme istituzionali a venire).

Forse questi sono esempi ultrasemplificati, ma il concetto resta lo stesso. I Senatori e i Deputati SA in un governo PdL non conterebbero niente, così come tutti i senatori dell'opposizione non hanno contato niente negli ultimi due anni, hanno praticamente sempre votato no (tranne alcuni sporadici casi) senza avere alcun peso.

Chi è che invece è stato importante nella formazione di governo? Tutti. Anche il singolo Senatore può essere l'ago della bilancia. Ma solo se si è dalla parte di governo.

Ricapitolando, la mia idea è che alla Camera il voto utile per il PD e per la SA è votare PD. Mentre al Senato il voto dipende dalla distribuzione dei voti all'interno della regione.
Il voto utile per il PD è chiaramente sempre votare PD.
Il voto utile per la SA è più complicato. Normalmente si vota SA al Senato (e sempre PD alla Camera). Ma nelle regioni dove è impossibile raggiungere l'8%, meglio votare PD; dove si riuscirebbe a fermare il PdL solo grazie ai voti di SA per il PD, meglio votare PD per andare al governo e massimizzare l'importanza dei Senatori ottenuti nelle altre regioni. Questo è un vero voto utile per SA.
E non importa il fatto che alla Camera la Sinistra Arcobaleno possa anche non venire rappresentata, perché il nostro caso di bicameralismo perfetto rende le due camere a tutti gli effetti uguali. Se si è necessari in una delle Camere, in sostanza è come se lo si fosse anche nell'altra. Non dimenticando anche che forse questo sarà l'ultima occasione per sfruttare un meccanismo del genere, quasi contraddittorio, perché con la successiva legge elettorale, probabilmente il Senato assumerà compiti diversi. E' veramente l'ultima occasione per SA, perché se PdL e PD faranno la legge elettorale insieme, i piccoli partiti e forse la Sinistra Italiana potrebbero veramente sparire.

Ancora, SA deve appoggiare il PD almeno alla Camera se vuole essere veramente rappresentata. E dovrebbe appoggiare il PD anche nelle regioni importanti per l'assegnazione dei premi di maggioranza. Tutto questo non per la lotta contro Berlusconi o il Popolo delle Libertà, ma per fare in modo che la Sinistra Arcobaleno sia presente nelle decisioni.
Il mio sogno sarebbe una dichiarazione pubblica di Bertinotti due giorni prima delle elezioni indicando questo metodo. Il mio sogno segreto invece e che la SA magari lo stia già facendo segretamente nei circoli, senza dichiararlo pubblicamente per non falsare i sondaggi e non allarmare il PdL, che reagirebbe.
Il Partito Democratico a sua volta, potrebbe ricambiare aiutando la Sinistra Arcobaleno a raggiungere l'8% nelle regioni già perse. Dove il PdL vincerebbe in ogni caso il premio di maggioranza.

In sostanza non sarebbe altro che un complesso accordo di desistenza, simile a quello già usato da Bertinotti nelle elezioni del '96, dove alcuni partiti decisero di non candidarsi in alcuni collegi per favorire la vittoria degli alleati nell'allora sistema elettorale a collegi uninominali.

Quindi io voterò Partito Democratico alla Camera. E deciderò chi votare al Senato a seconda della situazione della mia regione, il Lazio (che analizzerò in un altro post). Convinto che il mio voto sia veramente utile a tutte e tue le formazioni di centro-sinistra.

Aprire un blog

Definire in poche parole perché apro questo blog è difficile.
Lo faccio perché amo l'Italia e spero che prima o poi le cose possano cambiare. Lo faccio perché tra poco più di un mese si voterà e molte cose dipenderanno dal risultato di questo voto. Lo faccio per esprimere le mie idee, che sono di parte, ma in linea di principio rispettose per chi la pensa diversamente.

Non lo faccio per convincere centomila persone, sarebbe irrealistico anche solo sognarlo, ma lo faccio invece nella speranza che le poche visite che questo blog riceverà potranno comunque essere utili a mettere in moto dei flussi di idee.

Le idee che mi spingono sono la volontà e il bisogno di cambiamento e rinnovamento nel sistema politico ed economico italiano, la speranza che il Partito Democratico riesca nell'impresa di introdurre finalmente degli elementi di novità a la ricerca di una via perché la Sinistra non scompaia dal panorama politico di questo paese.

Non sono un giornalista né pretendo di sembrarlo, non ne avrei le capacità, ma nei miei pochi post cercherò sempre di separare le mie idee dai dati di fatto, rendendone di fatto interessante la lettura anche a chi non condivida il mio percorso, impegnandomi di fornire sempre fonti e origini verificabili dei fatti e delle informazioni che userò per crearne la discussione stessa.

Il nome del blog, Italia sinistra, non è un tentativo poetico o particolarmente illuminante, è solo un modo un po' maldestro di un non scrittore di esprimere quella strana sensazione che a volte provo nel vedere certi personaggi davvero sinistri in posizioni di potere, sperando allo stesso tempo che la Sinistra continui ad avere un ruolo in Italia.


Aggiornamento 09/11/08.

Dopo una lunga pausa di riflessione estiva ho deciso di provare a mantenere questo blog e di scrivere con una certa continuità.
Il cammino per la creazione di una Sinistra di governo presentabile è ancora lungo e spero di poter dare un qualche, per quanto piccolo, contributo in tal senso attraverso questa piattaforma comunicativa.